Approfondimenti

Il lavoro dietro le quinte dell’educatore in Opera

Lug 11, 2022 | Approfondimenti

Marta e Carmelo: gli educatori di Opera Cardinal Ferrari

Quello del servizio educativo è un ruolo fondamentale all’interno del centro diurno di Opera Cardinal Ferrari. È il lavoro di chi trascorre le giornate con anziani senza dimora rispondendo ai bisogni che ognuno di loro porta nel momento in cui chiede aiuto all’Opera Cardinal Ferrari.

Si tratta quindi di un ruolo centrale di autorevolezza ma allo stesso tempo di generosità e altruismo in quanto si basa sulla relazione e spesso non è possibile quantificare il tempo investito con una persona.

Quando arriva una persona per la prima volta a chiedere aiuto, il primo passaggio è quello del colloquio conoscitivo. Loredana e Giulia si occupano di ascoltare il nuovo utente, valutare se ha i requisiti per poter frequentare l’Opera (ricordiamo che Opera Cardinal Ferrari è un centro a bassa soglia, per cui non ci sono molti requisiti se non un ISEE determinato dal solo assegno sociale e il requisito anagrafico, ovvero avere un’età superiore a 55 anni) e determinare quello di cui può avere bisogno.

Finito questo primo passaggio, il nuovo utente viene a contatto per la prima volta con la figura dell’educatore che introduce il Carissimo, come vengono chiamati i nostri ospiti, nella quotidianità del centro diurno: vengono presentati i servizi, gli orari e le modalità di prenotazione oltre che le regole.

“È un vero e proprio inserimento in casa. Si vuole fare ambientare la nuova persona che spesso all’inizio non esterna i suoi bisogni in modo completo. È quando si è ambientato che emergono varie difficoltà a cui si risponde man mano che escono” racconta Carmelo.

“Qualcuno fa più fatica all’inizio e viene quindi accompagnato durante i vari momenti: a colazione, a fare il cambio d’abiti e anche alla doccia grazie alla presenza di un OSS che aiutano le persone più in difficoltà)”.

Il primo obiettivo è quello di agganciare le persone alla vita della casa e quindi il compito iniziale dell’educatore è quello di ascoltare e conoscere le persone accolte. Viene sempre fatto un confronto con i servizi sociali per evidenziare quanto emerso nel colloquio iniziale e valutare il comportamento e le relazioni dei primi giorni. È importante conoscere la storia per poter delineare un percorso specifico per ogni persona.

Opera ha nel suo statuto l’attenzione all’anziano (articolo 2). L’idea di anziano è molto cambiata. Nel 2002, quando è stato assunto il primo educatore, i Carissimi erano anziani over 70 perlopiù italiani. Si è visto negli anni che il vero fragile non era il pensionato, ma quelle persone senza lavoro che non percepivano nessuno stipendio ma non ancora in età di pensionamento.

In Opera Cardinal Ferrari spesso il lavoro svolto non è di “evoluzione” ma di mantenimento.

Lavorando con persone anziane, e spesso problematiche (ex carcerati, clandestini, persone con problemi di dipendenza di diverso genere, persone con alle spalle anni di fallimenti…) gli obiettivi da raggiungere sono minimi, ma non per questo facilmente raggiungibili. Spesso quello che si è chiamati a fare è una riduzione del danno che una persona può fare o può farsi. Il cambiamento, quando c’è, è graduale.

È necessario quindi lavorare per gradi: trovare loro un luogo dover dormire, una residenza per poter iniziare le procedure per i documenti e la tessera sanitaria così da garantire servizi medici. Educarli a lavarsi e cambiarsi d’abito. Già raggiungere questi primi obiettivi è per gli educatori un ottimo traguardo perché spesso i Carissimi sono persone che partono da zero, sono persone che non hanno nulla.

Uno dei servizi più delicati è quello della mensa: quando una persona fa il colloquio per la prima volta, gli si chiede se ha problemi alimentari o allergie; spesso i Carissimi sono malati diabetici o per motivi religiosi non possono mangiare tutto. È importantissimo che a ogni turno mensa sia presente almeno un educatore per aiutare i volontari nella distribuzione di pasti diversi a seconda delle persone. Inoltre ogni dieta è in aggiornamento a seconda di patologie o nuove disposizioni da parte del medico.

È importante sottolineare come il ruolo dell’educatore non si ferma a fine giornata finito il proprio turno. Con il tempo si impara con il distacco fra la vita professionale e quella personale, ma lavorando in un posto che si occupa di persone senza dimora è molto frequente l’imbattersi negli utenti anche fuori dal centro diurno. Le relazioni sono da mantenere sempre, non si può fare finta di niente perché il lavoro educativo non si ferma. A volte invece c’è il rischio di incontrare persone che sono state allontanate per comportamenti inopportuni: sono situazioni a rischio per chi fa il mestiere dell’educatore. La vita dell’educatore continua fuori dall’Opera. Quello che aiuta gli educatore è il lavoro di squadra e il sostenersi reciprocamente.

È fondamentale avere consapevolezza del lavoro dei nostri educatori, un lavoro di cura, di relazione, di scelte e di servizio.

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