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Crisi Volontariato: spigolature sulla crisi quantitiva del volontariato!
Crisi Volontariato!
Nel 2021 4,6 milioni di persone, cioè 790 volontari per 10 mila abitanti, hanno svolto una qualche forma di volontariato in una delle 261 mila istituzioni no profit censite da Istat.
In realtà le istituzioni no profit (INP) sono 363 mila, ma non tutte si avvalgono di volontari. I dipendenti di queste INP invece sono 870 mila. Molti molti meno, dunque, dei volontari, che sono sempre più un pilastro delle attività che offrono servizi alla collettività, che si tratti di assistenza socio sanitaria, che di offerta culturale o sportiva.
Ma il dato su cui riflettere è che il numero di volontari – in un rapporto uomini-donne di 6 a 4 – è calato del 15% rispetto alla rilevazione Istat del 2015, tranne nelle regioni del Sud. (Fonte: Infodata.ilsole24ore)
Qui la riflessione del Professor Giorgio Fiorentini membro del Comitato d’Indirizzo di Opera Cardinal Ferrari: SPIGOLATURE SULLA CRISI QUANTITIVA DEL VOLONTARIATO
“Fare il volontario nel 2023 e nei prossimi anni è un modo di lavorare; si direbbe è un lavoro. Finalmente l’ILO- l’organizzazione internazionale del lavoro ha sdoganato il concetto che fare un lavoro volontario non è in contraddizione con la validità concettuale del volontariato stesso. Il volontariato è un lavoro funzionale non retribuito, ma sempre di più è indispensabile per i servizi di welfare allargato del sistema. Chi ancora pensa che il volontariato debba solo essere l’apoteosi della valorialità senza un collegamento con l’operatività incidente sulla realtà e quindi senza l’operatività dei servizi, crea un falso mito del volontariato che purtroppo è in declino e non avrà un futuro particolarmente roseo. Dire che il volontario fa un lavoro sociale e di merito non è una “deminutio” della valorialità del volontario, ma piuttosto è un modo per sviluppare il valore aggiunto che esso offre al sistema.
Prof. Giorgio Fiorentini,
Membro del Comitato d’Indirizzo di Opera Cardinal Ferrari
- Il tema del calo della intermediazione delle organizzazioni del non profit e di volontariato- imprese sociali non può essere soltanto affrontato come un fatto sociologico e di conciliazione fra fare il volontario e stare all’interno di un’organizzazione, ma deve essere visto nella sua dimensione di imprenditorialità sociale.
- Il volontariato ormai, per poter sviluppare la propria azione incidente sul sistema, ha bisogno di avere organizzazioni- imprese sociali che gestiscono il reclutamento, la programmazione ,l’inserimento e la socializzazione ,la formazione e lo sviluppo professionale, la valutazione ed il controllo dei volontari in modo tale che essi abbiano oltre alla motivazione valoriale in re ipsa, anche una motivazione di appartenenza e di capacità di vedere i risultati delle operazioni che essi svolgono in modo professionale.
- Il fatto che ci sia questa deriva concettuale ed affascinante sul volontariato delle persone come singole persone indipendentemente dal loro essere valorizzate nelle organizzazioni, deve essere rivisitata con una considerazione: il volontario da solo esprime tutta la sua capacità, valori alita’, abnegazione, con risultati di servizio nei confronti delle persone e dei cittadini che hanno bisogno di questo altruismo sviluppando deficit rispetto alle risorse fisiche e morali che essi impiegano.
- Infatti bisogna sottolineare che esistono quantità notevoli di sfridi operativi in questo modo di fare volontariato ed è tale per cui lo sforzo del volontario è decisamente superiore rispetto a quello che potrebbe fare se inserito all’interno di una organizzazione- impresa sociale. In questo modo il volontario integrerebbe le sue risorse morali e fisiche, lo spazio, il tempo, le risorse economiche con risultati più che proporzionali rispetto alle risorse poste in essere.
- La tesi che l’organizzazione-impresa sociale non è una sommatoria di persone(volontari e non), ma è un modo produttori di creare risultati efficaci a fronte dell’attività dei volontari è presentista e non passatista.
In buona sostanza continuando in questa celebrazione che fare volontariato da soli, senza alcun vincolo, in una dimensione di libertà anarchica si prospetta un declino del valore sociale, economico, operativo del volontariato stesso tale per cui la crisi quantitativa che abbiamo visto dal 2015 al 2021 continuerà inesorabilmente.
Prenderne atto non vuol dire assecondare e non modificare questa tendenza.
Sembra quasi che fare il volontario debba essere un sacrificio di tempo, di benessere operativo mentre fare il volontario è un valore che arricchisce non solo lo spirito, ma il benessere totale del sistema è ricchezza.
Roberta Restretti Email: press@action-agency.com Mobile: +39 334 9810770
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